venerdì 6 febbraio 2015

Ritiro pantente: ecco il cavillo che annulla il test con l'etilometro!

E' incredibile: questa novità (vedi articolo di seguito de ilgiornale.it) renderà molto difficile togliere la patente a chi è ubriaco. L'automobilista ha diritto ad essere assistito da un avvocato, e se non gli viene concesso la prova dell'etilometro è NULLA; nel frattempo che l'avvocato raggiunge il luogo (sicuramente passerà almeno 1 ora) oltre a impedire alle forze dell'ordine di fare altro, danneggiando il servizio, nel frattempo il livello dell'alcool può calare, e l'automobilista passarla liscia, oppure avere una sanzione minore (la sanzione è progressiva: più alta in base alla concentrazione di alcool) UNA NOVITA' IMPORTANTE pertanto, che potrebbe fare discutere di se...

Senza Peli sulla Lingua


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L'automobilista fermato può farsi assistere dal legale. Se la polizia non lo concede, il test è nullo!

C'è un cavillo che rende nullo il test dell'alcol con l'etilometro. Un cavillo che la maggior parte degli automobilisti non conoscono, ma che le Sezioni uniti ha definito fondamentale per la validità del controllo.
L'automobilista che è stato fermato per essere sottoposto alla prova dell'etilometro deve infatti essere informato che può essere assistito da un avvocato. Se le forze dell'ordine non lo avvertono, vuoi per negligenza vuoi per dimenticanza, il risultato può essere invalidato. La nullità del test può, però, essere eccepita soltanto fino alla sentenza di primo grado.

mercoledì 4 febbraio 2015

Battipaglia, imprenditore occupa gli uffici del comune: le banche mi hanno rovinato.

Emilio Tortorella, noto attivista delle proteste italiane contro il sistema di questi ultimi anni, chiede l'intervento delle istituzioni per segnalare le ingiustizie subite.

martedì 3 febbraio 2015

Perché in Italia un vero leader non viene mai eletto al Colle

Sei un vero leader, stimato dagli elettori? Non abiterai mai al Quirinale. Lo dice la storia della Repubblica italiana, che nei suoi settant’anni ha avuto una quindicina di figure eminenti, statisti e capi di partito che l’hanno fondata, guidata e dominata. Nessuno di loro, però, ha mai raggiunto il Colle, annota Marcello Veneziani. Alla guida del paese si sono infatti succeduti «statisti come De Gasperi, padri fondatori come Sturzo, padri costituenti come Calamandrei, uomini di governo e di partito come Fanfani e Moro, Andreotti, De Mita, capi socialisti come Nenni e Craxi, laici come Malagodi, La Malfa e Spadolini, comunisti come Togliatti e Amendola, oppositori di destra come Almirante e radicali come Pannella». Tutte figure di primo piano, «assai diverse tra loro, per ruolo, indole e giudizio, ma unite da un destino: nessuno di loro è diventato presidente della Repubblica». Osserva Veneziani: «Sorte curiosa per una Repubblica, ma i suoi presidenti sono stati piuttosto notabili, a volte anche di secondo piano».
Un analista “eretico” come Marco Della Luna sostiene che il profilo “defilato” della classe dirigente italiana, specie degli esponenti politici chiamati a rivestire le cariche istituzionali più eminenti, non è casuale: un leader forte, capace di incarnare Mario Draghiuna vertenza sovranista in nome del futuro della comunità nazionale, sarebbe percepito come un pericolo, sia in sede europea che sul versante atlantico. Le eccezioni – da Mattei a Moro – non sono arrivate all’età della pensione: qualcuno le ha tolte di mezzo. Prevale il grigio: in generale, la nomenklatura italiana si segnala per l’alto tasso di corruzione, clientelismo e degrado delle strutture partitiche. Più che ovvio, sostiene Della Luna: solo una partitocrazia corrotta, e quindi debole perché ricattabile, può “obbedire” senza fiatare alle direttive e ai diktat che provengono dai poteri forti che risiedono all’estero. Dopo il “golpe dello spread” architettato per l’insediamento di Monti e il varo definitivo dell’austerity, l’economista Nino Galloni ha svelato la vana ma serrata resistenza condotta da Giulio Andreotti per evitare che l’Italia finisse nella morsa dell’euro, che l’avrebbe condotta alla catastrofe economica. Galloni racconta che il governo subì fortissime pressioni dalla Germania, operate direttamente dal cancelliere Kohl.

Menopausa in anticipo, legame con cosmetici e detersivi


Studi condotti sulle sostanze chimiche immesse nell’ambiente suggeriscono da tempo una stretta correlazione con l’aumento di determinate patologie, in particolare modo a carattere oncologico, tuttavia il contatto prolungato con esse può avere effetti negativi anche sullo sviluppo del feto e dei bambini, oltre che sensibili conseguenze sulla fertilità; a tal proposito, un team di ricercatori americani della School of Medicine presso la Washington University di St. Louis, ha indagato l’impatto che plastiche, cosmetici, detersivi e altri prodotti per la cura personale possono avere sulle donne, determinando un legame con l’anticipo della menopausa. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Amber Cooper, docente di ostetricia e ginecologia, hanno raccolto dati su circa 32 mila donne (1.442 già in menopausa) con un’età media di 61 anni, sottoponendole a questionari biennali (dal 1999 al 2008) e specifiche analisi del sangue e delle urine basate sull’esposizione a ben 111 sostanze chimiche differenti. Tra esse vi erano ftalati (presenti in lozioni, profumi, saponi, smalti, trucchi, lacche per capelli e altri prodotti per la cura personale), derivati fenolici come gli inquinanti industriali, fitoestrogenidiossine e altri ancora. Sebbene la produzione di alcune di queste sostanze sia stata bandita negli Stati Uniti d’America e nell’Unione Europea a causa delle conseguenze sulla salute, molte di esse vengono ancora prodotte in altre parti del mondo, inoltre sono presenti disperse nell’ambiente. In base alle statistiche estrapolate, gli studiosi, in collaborazione con esperti dell’Università del Missouri e del Wadsworth Center presso la State University di New York, hanno determinato che le donne con i livelli più alti di queste sostanze possono anticipare la menopausa dai due ai quattro anni.